L’attuale pandemia in corso e gli scorsi mesi di lockdown totale hanno messo a dura prova moltissime imprese, appartenenti ai più disparati settori. Ma quali sono stati i settori più colpiti e quelli che invece hanno visto una crescita in questi mesi? Quali settori continueranno a crescere nel prossimo futuro e quali invece rallenteranno?
Il lockdown ha duramente colpito in particolare le piccole aziende e le aziende famigliari, dotate per loro natura di minori risorse, e i liberi professionisti, messi ancor più in difficoltà dalla mancanza di ammortizzatori sociali a loro dedicati. Nei mesi di lockdown, la grande distribuzione ha subito un notevole incremento, a scapito dei piccoli negozietti locali di alimentari, nonostante molti di essi si siano attrezzati per effettuare consegne a domicilio nelle aree limitrofe. Di notevole importanza è stato anche l’incremento della spesa online, effettuata sui siti web delle principali insegne commerciali, che ha subito un’impennata tale da mandare in tilt il servizio per vari giorni, rendendo necessaria una riorganizzazione da parte della GDO per far fronte all’aumento della domanda. Resta da vedere se, con la riapertura dei negozi e l’allentamento delle misure restrittive, questo trend subirà un calo o se i consumatori che hanno sperimentato i vantaggi e la comodità della spesa online, ora tornati a lavoro, continueranno ad usufruire del servizio.
Durante i mesi di lockdown totale, le famiglie hanno riscoperto il piacere di cucinare i piatti genuini della tradizione italiana, tra cui torte, pane e pizza. Si è infatti riscontrato un notevole aumento degli acquisti di prodotti alimentari basilari come farina, burro, uova, latte, pasta, riso, caffè, e soprattutto lievito. Alcuni di essi sono rimasti out of stock anche per lunghi periodi, basti ricordare l’impossibilità di trovare il lievito alimentare sugli scaffali per varie settimane. Di conseguenza, cibi pronti e prodotti confezionati hanno subito un notevole calo negli ultimi mesi.
Nonostante i bar fossero chiusi, gli italiani hanno voluto conservare il piacere dell’aperitivo, magari fatto a distanza, in videochiamata con amici, parenti o fidanzati: lo dimostrano gli aumenti delle vendite di patatine, affettati, birra e vino. In aumento anche il consumo di camomilla, data la difficoltà a dormire riscontrata in questi difficili mesi da moltissimi italiani.
Nella fase due e nella futura fase tre, la riduzione del tempo libero data da un ritorno alla routine lavorativa e la riapertura di bar, pizzerie e ristoranti fanno presumere un calo delle vendite dei prodotti che sono stati maggiormente richiesti durante il lockdown, anche se alcune famiglie probabilmente manterranno il piacere riscoperto in quarantena di un pasto “fatto in casa”.
Con bar, ristornanti e pizzerie chiuse, le consegne a domicilio hanno subito un incremento, facilitato anche dai sempre più diffusi servizi di food delivery (es. Deliveroo, Uber Eats, Glovo). Dopo la riapertura, si prospettano comunque mesi difficili per la maggior parte dei gestori di queste attività, dovuti al numero ridotto di coperti e di clienti che i business saranno costretti a mantenere per rispettare le misure di distanziamento sociale. Nei prossimi mesi, le consegne a domicilio e i servizi di asporto potrebbero continuare a rappresentare la maggior parte degli incassi per pizzerie e ristornati: la paura del virus, infatti, è ancora alta e molti italiani, soprattutto appartenenti a fasce medie di età, hanno affermato che per il momento preferiscono evitare uscite non necessarie.
La chiusura forzata delle palestre ha portato un forte incremento negli acquisti di attrezzature sportive per l’allenamento da casa, avvenuto principalmente tramite canali e-commerce di rivenditori di articoli sportivi come Decathlon o su piattaforme multi-vendita come Amazon. La chiusura di tutti i negozi di vendita la dettaglio ha infatti portato molti scettici a “convertirsi” e a provare, per necessità, l’acquisto online di beni altrimenti introvabili in quarantena (es. attrezzature sportive, prodotti di cancelleria, etc.).
In questa fase due, dopo la recente riapertura delle palestre, ma con il virus ancora in circolazione, è possibile che molte persone continuino ad utilizzare gli attrezzi acquistati durante i mesi di lockdown e a sfruttare i vantaggi dell’allenamento a casa, considerato più comodo e veloce.
Il ricorso forzato allo smartworking per moltissimi lavoratori e alle lezioni online per tutti gli studenti, dalle scuole elementari all’università, nonché l’aumento dei servizi di streaming online come passatempo, hanno portato ad un notevole incremento del traffico internet, che ha comportato un conseguente aumento dell’offerta da parte dei principali internet providers, oltre che a notevoli aumenti delle vendite di laptop e personal computers. L’impossibilità di vedere di persona i propri cari e il ricorso alle videochiamate, anche per motivi di istruzione e lavorativi, ha portato in questi mesi ad una crescita formidabile di piattaforme come Zoom, Duo e Skype ed ha portato anche molti altri ad innovarsi, marchi come WhatsApp e Messanger di Facebook hanno infatti lavorato per incrementare il numero massimo di utenti – da quattro a dieci – supportati contemporaneamente in videochiamata.
Questi nuovi trend, probabilmente destinati a rimanere, offrono grandi possibilità per le imprese in grado di innovare: basti pensare alle possibilità che lo smartworking regala per lo sviluppo di software aziendali integrati che supportino e facilitino il lavoro da casa.
In forte calo durante il lockdown sono stati i settori della moda, dell’industria tessile, del make-up e della profumeria; in crescita, invece, prodotti per la cura della persona come saponi, creme, maschere di bellezza e tinte per capelli. Molte imprese del settore tessile e della profumeria, tra cui brand anche famosi come Zara, Gucci e Prada, hanno infatti deciso di riconvertire i propri impianti per la produzione di dispositivi di protezione individuale (tute protettive, mascherine lavabili, occhiali protettivi, etc) e di prodotti di sanificazione e igienizzazione, come gel e salviettine disinfettanti e spray sanificanti. L’acquisto di questi prodotti, necessario per imprese e cittadini per rispettare le misure di sicurezza imposte dal Governo per la fase di riapertura, ha infatti subito una crescita a doppia cifra, così come il settore farmaceutico: i laboratori di ricerca delle principali case farmaceutiche e delle università sono infatti impegnati in una corsa per trovare un vaccino, o quantomeno una cura, per porre fine all’attuale pandemia da Coronavirus.
In calo anche i settori di turismo; meccatronica, automotive e componentistica; formazione; attività culturali (cinema e teatri) e di intrattenimento (luna park, parchi a tema, zoo, fiere).
Nonostante il maggior tempo libero, l’acquisto di libri ha subito un notevole calo, probabilmente dovuto alla chiusura delle librerie (nonostante i libri si possano acquistare anche online e nei principali supermercati) e alla difficoltà di concentrarsi degli italiani in un periodo così difficile.
In forte crescita durante i mesi di lockdown è stato il comparto del gaming, non solo online: è infatti aumentato il numero degli acquisti di console da gioco e videogames.
Un forte incremento si è anche osservato nei settori dei servizi di streaming online di contenuti, a beneficio di providers come Netflix, Amazon Prime Video e Disney Plus. In tale settore si è riscontrato un notevole aumento delle ore passate a guardare contenuti, tanto che imprese come Netflix e YouTube hanno dovuto diminuire del 25% il bitrate dei video per evitare congestionamenti di rete. Tuttavia, l’incremento delle ore passate a guardare serie TV e film non si traduce in maggiori profitti per queste imprese, in quanto, offrendo servizi in abbonamento, i profitti sono portati dalle nuove iscrizioni. Ciò significa che la crescita di tali servizi potrebbe rallentare in questa fase di riapertura, dove le persone hanno meno tempo libero a disposizione e potrebbero trovare non più conveniente l’iscrizione a questi canali.
In calo durante i mesi di quarantena anche il settore dei trasporti, ora tornati ad operare in numero ridotto e con meno passeggeri, e del petrolio, anche a causa della guerra geopolita in corso tra Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita.
Altro settore in calo è quello edile e dei cantieri, dovuto al fermo forzato dei mesi precedenti. Il rilancio di questo settore necessita però di un ammodernamento della pubblica amministrazione, che dovrebbe cogliere l’opportunità derivante da questa crisi per andare verso una semplificazione amministrativa e una maggiore digitalizzazione dei processi.
Non meno importante è l’effetto che la pandemia da Coronavirus può avere sul Made in Italy. Essere stati il primo Paese a denunciare casi di Covid-19 in Europa, nonché uno dei più colpiti, potrebbe aver compromesso la reputazione e l’immagine dei prodotti italiani all’estero, come già fanno pensare le altalenanti politiche di apertura dei confini degli altri Paesi europei verso l’Italia durante questa seconda fase. Il futuro delle esportazioni e del settore agroalimentare, del turismo e dei famosi brand di alta moda del nostro paese rimane per ora un’incognita.
Ciò che emerge in ultima analisi è che gli scenari futuri dipenderanno anche dalla durata e dalla futura capacità infettiva del virus. Grazie ai mesi di lockdown e al rispetto delle regole di sicurezza e di distanziamento sociale, si è ultimante notato un calo nella potenza infettiva del virus; ciò nonostante, gli esperti mettono in guardia contro la possibilità di nuove ondate di Covid-19, soprattutto con il ritorno della stagione autunnale.
Il virus ha portato nuovi scenari economici ed effetti che si ripercuoteranno sulle imprese nel breve e lungo termine. Nonostante l’andamento futuro dei vari settori, una cosa è certa: le imprese che in questo periodo hanno saputo lavorare sulle proprie competenze e qualità, reinventandosi ed adattandosi ai nuovi scenari, coltivando la capacità di innovare, sono quelle nel prossimo futuro avranno le prospettive di sopravvivenza migliori.