Decreto Semplificazioni: la bozza del Decreto approvata “salvo interesse” dal Consiglio dei Ministri il 6 luglio 2020 introduce importanti modifiche a tempo al cd. Codice dei Contratti, ma non manca di preoccupare il Presidente dell’OICE, Gabriele Scicolone.
È stato approvato pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri il nuovo Decreto Semplificazioni, volto alla semplificazione dei procedimenti amministrativi, all’eliminazione e alla velocizzazione di adempimenti burocratici, alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, al sostegno all’economia verde e all’attività di impresa.
In particolare, il decreto disciplina quattro ambiti principali, introducendo:
- Semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia;
- Semplificazioni procedimentali e responsabilità degli amministratori;
- Misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell’amministrazione digitale;
- Semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy.
Vediamo ora più nel dettaglio i provvedimenti presi in tema di contratti pubblici, che non hanno mancato di far sorgere le prime critiche da parte dell’OICE. La disciplina a tempo, introdotta dal Governo in deroga alle normali procedure previste dal Codice dei Contatti (D.Lgs. n.50/2016), mira ad incentivare la spesa pubblica durante il periodo emergenziale e introduce importanti cambiamenti in relazione all’aggiudicazione dei contratti pubblici sotto soglia.
Al fine di incentivare gli investimenti nel settore delle infrastrutture e dei servizi, è stato previsto, fino al 31 luglio 2021, che le stazioni appaltanti procedano all’affidamento delle attività di esecuzione di lavori, servizi e forniture, nonché dei servizi di ingegneria e architettura, inclusa l’attività di progettazione, secondo le seguenti modalità:
- Affidamento diretto per lavori, servizi e forniture di importo inferiore a 150.000 euro;
- Procedura negoziata, senza bando, previa consultazione di un numero di operatori variabile sulla base dell’importo complessivo, per tutte le prestazioni di importo pari o superiore a 150.000 euro e inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria (5,35 milioni di euro per i lavori, 214mila euro per i servizi affidati dagli enti locali e 139 mila euro per i servizi affidati dalle amministrazioni centrali). Il numero minimo di operatori economici da consultare, ove esistenti, nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti, che tenga conto anche di una differenziazione territoriale degli invitati, individuati in base ad indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, va dai cinque ai quindici, a seconda del valore dell’opera.
Il Comma 3, Art. 1. del nuovo Decreto interviene anche sulle procedure negoziate fino alla soglia comunitaria, prevedendo come criterio di aggiudicazione quello del più basso (salvo motivato ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa), con esclusione automatica delle offerte che presentano una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia.
LE CRITICHE DELL’OICE
Le misure previste dal nuovo Decreto hanno attirato forti critiche da parte dell’OICE, preoccupato che le nuove disposizioni in tema di affidamento dei contratti pubblici minino il diritto alla concorrenza: più del 70% delle gare di progettazione e direzione lavori hanno, infatti, un importo inferiore a 150.000 euro e in virtù della nuova disciplina a tempo potranno essere affidate direttamente agli operatori economici senza alcuna procedura di gara.
Il Presidente dell’OICE, Gabriele Scicolone, parla di un “ritorno alla legge Merloni del ’94, con un’abdicazione pressoché totale rispetto alle conquiste di concorrenza, legalità e trasparenza degli ultimi 26 anni”, affermandosi dispiaciuto in quanto il Decreto contiene anche moltissime disposizioni di particolare interesse, ad esempio in tema di riduzione dei termini e di contingentamento dei tempi di aggiudicazione delle gare di appalto, sui quali l’Ente aveva da tempo richiesto interventi.
Scicolone interviene anche sul Comma 3 dell’Art.1, giudicando assurdo e inammissibile che i servizi tecnico-professionali “possano essere equiparati ad una fornitura di cancellini”, e sulla decisione del Governo di agire anche sulle procedure di aggiudicazione per le gare di progettazione, che negli ultimi anni avevano registrato numeri considerevoli già con le procedure di aggiudicazione ordinarie.
Su questo argomento, il Presidente dell’OICE osserva che: “si è fatta, pericolosamente, di tutta l’erba un fascio, senza considerare gli effetti collaterali che si ingenereranno. Se, infatti, per quanto attiene i lavori, la misura ha una sua “ratio” ed è condivisibile, per le progettazioni è negletta. Progettare per 150.000 euro significa affidare progetti importanti, che possono significare opere di un certo valore, anche di 5-6 milioni di euro. Non si può farlo senza gare! Si finirà per premiare i più furbi e i più legati al territorio, a logiche e comportamenti che non avremmo più voluto vedere […]. Anche l’ANAC ha parlato di eccesso di deregulation”.
Il Presidente conclude che, con la modifica apportata alle procedure di gara, sparirà dal mercato il 72% del totale del numero delle gare di progettazione (circa 200 milioni di importo) e, considerando illogica la scelta del provvedimento di stabilire un’unica soglia di 150.000 euro per lavori, forniture e servizi (quando per i lavori la soglia UE è a 5,2 milioni e per servizi e forniture è a 214.000 euro), chiede di “differenziare la disciplina dei lavori rispetto a quella dei servizi, quanto meno tecnico-professionali, prevedendo per l’affidamento di servizi di ingegneria e architettura la stessa soglia di oggi (40.000) e stabilire che fino alla soglia UE si utilizzino le procedure negoziate con termini ridotti e almeno 10, se non 15, invitati e chiedendo sempre requisiti tecnici su esperienze pregresse per garantire la qualità e l’affidabilità della scelta.”